IL MITO (scientifico) DEL CONDIZIONAMENTO FISICO

Nel karate di Okinawa è tipica una metodologia di allenamento fisico che mira ad irrobustire il corpo e a preparare la mente al contatto fisico rendendo il praticante un lottatore altamente efficiente e forte, quasi imperturbabile di fronte agli effetti di un combattimento. Questa metodologia prevede che l’allenamento sia diviso in due fasi: il Junbi Undo, che contempla gli esercizi a corpo libero, ed il Hojo Undo, cioè gli esercizi con l’ausilio di attrezzi.

Nel Junbi Undo, un esercizio tipico è il gata-kitae o tai-gitae, cioè il condizionamento del corpo: esso si svolge eseguendo da solo, ma soprattutto in coppia, degli esercizi di percussione sugli arti e su specifiche parti del corpo, al fine di irrobustire il fisico e renderlo forte all’ impatto come una corazza. Il Hojo Undo, invece, prevede l’utilizzo di attrezzi che provengono dalla tradizione okinawense come chishi, sashi, nigirigame, tetsugeta, etc e che risultano supplementari per il rafforzamento muscolare, osseo, e per sviluppare rapidità e resistenza. Uno degli attrezzi tipici e fondamentali è il makiwara, da terra, appeso o da parete. Nonostante il suo utilizzo miri, in realtà, soprattutto all’ apprendimento della dinamica di tecniche percussive, in primis dello tsuki, (al fine di migliorare la catena cinetica specifica, la capacità di contrazione, il focus, il gamaku, etc.), esso inevitabilmente favorisce il condizionamento osseo delle parti utilizzate per colpire, specialmente delle mani e dei piedi, in particolare delle nocche e delle articolazioni delle dita, benché molti praticanti rifiutino tale idea e ne facciano un uso sproporzionato.

Gli esercizi di condizionamento fisico, sia a corpo libero che con attrezzi, infatti, se non eseguiti sotto l’occhio vigile di un esperto, ed esasperati nell’ intensità e nella durata, possono provocare non pochi traumi, di breve durata o persistenti negli anni. Ciò è dovuto al cambiamento fisiologico che avviene nel corpo, scientificamente accertato.

Ci sono diverse teorie scientifiche che spiegherebbero i risultati di un condizionamento del tessuto osseo attraverso il carico proveniente dalla pressione/forza esercitata dall’ esterno. La teoria più invalsa è detta “Legge della trasformazione ossea o Legge di Wolff”, sviluppata dal chirurgo Julius Wolff (1836 - 1902): esposta in Germania già nel 1892, questa teoria afferma che le ossa si adattano, nella struttura e nella forma (trabecole), in modo permanente alle condizioni di carico esterno. Dunque, come il carico (pressione o forza esercitata) utilizzato contro un osso aumenta gradualmente questi si rimodella per diventare più forte, man mano che l’azione meccanica esercitata diminuisce l’osso diventa più debole, questo dovuto allo stimolo metabolico che esso riceve, finalizzato a mantenere costante la propria massa per auto-rigenerarsi. Se ne deduce che il continuo ed esasperato impatto che si provoca nel condizionamento fisico, o ad esempio colpendo il makiwara, genera ispessimento della superficie dell’epidermide e dello strato osseo sottostante, generando iper-calcificazione che a lungo andare potrebbe provocare dolore cronico o artrosi, inoltre va ad inficiare i movimenti di flesso-estensione delle articolazioni coinvolte a causa di micro-traumi che esse subiscono ad ogni colpo.

E’ chiaro che tutte le tecniche di condizionamento fisico devono essere eseguite con riguardo alla propria condizione fisica, al livello di allenamento raggiunto, all’ esecuzione corretta dei movimenti e della programmazione temporale della sua applicazione, intendendo un aumento progressivo sia dell’intensità dei colpi che del numero di ripetizioni e serie per ogni esercizio. Un aspetto che è importante altresì considerare è che la stessa metodologia (in termini della suddetta programmazione) non è assolutamente applicabile a tutti i soggetti, in quanto ogni praticante ha una propria morfologia, fisiologia e tempistica di adattamento al lavoro svolto.


[tratto dal manuale tecnico Shorinryu Matsumura Seito Karate-do - l’antica mano di Shuri, Ed. Youcanprint, di A. Bonanno]